LA VALUTAZIONE NEUROPSICOLOGICA NELLE DIPENDENZE
Nell’ambito del trattamento clinico di persone con dipendenza da sostanze si ritiene utile dare informazioni semplici e chiare sulla struttura e il funzionamento del nostro cervello, e su come le sostanze alcoliche e stupefacenti possono alterarlo, anche come attività di prevenzione delle ricadute. Questo può aiutare inoltre a preparare e motivare il paziente alla successiva valutazione neuropsicologica.
L’anamnesi dei pazienti che fanno uso di droghe deve dare ampio spazio all’intervista sulle sostanze utilizzate. Queste informazioni potranno poi essere messe in relazione con i risultati dei test neuropsicologici e di una eventuale Risonanza Magnetica encefalica (RM).
Durante il colloquio clinico viene chiesto al paziente se ha notato sue eventuali difficoltà cognitive o se altre persone gliele hanno fatte notare. In questo modo possiamo conoscere come il paziente si autopercepisce in questo ambito e, attraverso l’uso di test neuropsicologici, sarà poi possibile verificare se vi è una reale compromissione di queste funzioni.
L’orientamento attuale è di usare una batteria di test che possa valutare le diverse funzioni cognitive per poi fare una valutazione più approfondita delle funzioni che risultano alterate.
La Risonanza Magnetica encefalica e l’Elettroencefalogramma possono aiutare a individuare eventuali alterazioni a livello neurologico.
Nella fase della restituzione, gli eventuali deficit cognitivi riscontrati potranno essere spiegati tenendo conto di quanto detto nell’incontro dedicato alla conoscenza del cervello. I deficit cognitivi rilevati potranno essere messi in relazione alla storia tossicologica e ad eventuali reperti delle diagnostiche non invasive. Se sussistono le condizioni verrà effettuata una proposta terapeutica.
Utilità della valutazione delle risorse cognitive per il trattamento delle dipendenze
Quale utilità può avere una valutazione neuropsicologica nell’ambito della pratica sociosanitaria dei servizi per le dipendenze? Le varie figure professionali che lavorano nei servizi delle dipendenze (medici, psicologi, educatori, assistenti sociali, infermieri) possono integrarsi con il neuropsicologo che è in grado di fornire informazioni utili sul profilo delle risorse cognitive. Grazie a questo, l’equipe, si trova nella possibilità di definire programmi terapeutico riabilitativi idonei al singolo paziente.La valutazione convenzionale, medica, psicologica e sociale del soggetto minorenne che accede ad un servizio per le dipendenze, può essere dunque integrata con una valutazione neuropsicologica.
Training delle funzioni cognitive
A partire dalla valutazione neuropsicologica possiamo avere un quadro dello stato cognitivo della persona, con peculiari aspetti deficitari e aspetti che, invece, non sono compromessi. Possono essere così individuate le funzioni da potenziare o riabilitare e quelle su cui si può fare leva. In particolare, un training per rinforzare le funzioni frontali potrebbe dare risultati a vari livelli (ad esempio, recupero di funzioni alterate per l’abuso di droghe e alcol, potenziamento di capacità “deboli”, che sono correlate alla tossicodipendenza). Anche un intervento di tipo metacognitivo, che ponga l’attenzione della persona su come funziona la propria mente (con i propri punti di forza e di debolezza) e sulla possibilità di esercitare un controllo e di utilizzare strategie, potrebbe responsabilizzare e, quindi, anche portare vantaggi in termini di aumento dell’aderenza alla terapia (ad esempio, presentarsi a tutti gli appuntamenti) e di maggiore motivazione al cambiamento.
Bibliografia
- Mondini S., Mapelli D., Vestri A., Bisiacchi P.S. Esame neuropsicologico breve. Una batteria di test per lo screening neuropsicologico. Raffaello Cortina Editore 2003
- Mondini S., Mapelli D., Arcara G. La valutazione neuropsicologica. Carrocci Faber 2009