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TEST E FUNZIONI NEUROPSICOLOGICHE

Un danno cerebrale si manifesta in termini comportamentali, in primo luogo, nei deficit e nelle alterazioni disfunzionali di cognizione, emotività, gestione del sé. La valutazione neuropsicologica riguarda la documentazione di questi aspetti, e anche la descrizione delle funzioni conservate, ovvero i punti di forza e le risorse del paziente.

Il concetto di deficit comportamentale presuppone alcuni livelli di funzionamento ideali, normali o precedenti rispetto ai quali possono essere misurate le prestazioni del paziente. Il risultato numerico ottenuto dal paziente a un test, diviene informativo solo dopo un confronto con i punteggi del campione di riferimento (dati normativi), i punteggi dello stesso paziente in test diversi, e i punteggi dello stesso paziente allo stesso test, ma effettuato in momenti diversi.

La distinzione fra “normale” e “al di sotto della norma” è resa possibile grazie al criterio di “cut-off”, ovvero un valore che divida il continuum dei punteggi ottenibili al test nelle due categorie, “normale” e “non-normale”. Tale valore consentirà di effettuare una decisione clinica, dirigendo la scelta dello psicologo.

I test neuropsicologici

Fig 1Nell’ambito dell’esame neuropsicologico esistono differenti tipi di test che vanno a valutare le diverse funzioni cognitive.

Quando un paziente esegue un test, si trova in una situazione in cui deve impiegare specifiche abilità cognitive necessarie per eseguire i compiti richiesti. I test permettono al neuropsicologo di valutare tali abilità. Quest’ultimo osserva e valuta il comportamento del paziente, prestando attenzione a quegli aspetti importanti del test in questione; il punteggio ricavato non serve per ottenere informazioni sul comportamento in sé ma sulle funzioni cognitive che riflettono la prestazione. Tramite l’osservazione della prestazione del paziente, si attribuisce un numero che fornisce informazioni sul costrutto sottostante, cioè sulla funzione cognitiva sottostante, che non è osservabile. Ci sono poi altri fattori, come ansia, motivazione, stato dell’umore, che possono influenzare la prestazione del paziente, andando a rendere meno chiara la relazione tra comportamento e costrutto.

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